Il Museo delle Arti Occulte “S’omo ‘e sa majarza” è stato fondato nel 2004 a Bidonì, nel cuore della regione storica del Barigadu, situata nella provincia di Oristano, all’interno di un edificio restaurato che un tempo fungeva da municipio.
Bidonì, un piccolo e antico borgo nel centro della Sardegna, è noto per le sue case antiche costruite in trachite rosa. Le strade di questo luogo offrono una vista mozzafiato sul lago Omodeo, un bacino artificiale creato dallo sbarramento del fiume Tirso nel 1924. Con una popolazione di 153 abitanti, sembra che la demografia di questa zona sia stabile.
Oltre a essere un incantevole villaggio magico della Sardegna, Bidonì ospita il Museo delle Streghe, dedicato al mondo della stregoneria e alle creature leggendarie della Sardegna. Rappresenta un notevole esempio di ricerca accurata in ambito storico ed etnografico.
All’interno del museo sono conservati amuleti e pozioni utilizzati per incantesimi contro una varietà di malattie, malocchi e altri sortilegi. Uno spazio speciale è dedicato a Julia Carta, una strega forse tra le più celebri della Sardegna, l’unica di cui siano pervenuti integralmente gli atti processuali.
Il primo piano della struttura ospita il “carru ‘e sos mortos”, il carro dei morti, e una rappresentazione della “sa filonzana”, figura di una donna vestita di nero con una maschera tipica del carnevale sardo. Questi elementi sono legati al rito di passaggio della morte: si narra che il carro trasportasse le anime dei defunti, mentre il fuso tenuto tra le mani di sa filonzana rappresenta il fragile filo della vita e del destino, che può spezzarsi da un momento all’altro.
Il percorso museale offre racconti e illustrazioni dedicati alle divinità romane dei morti, nonché stampe tratte dal famoso “Malleus Maleficarum”, un libro che fornì le basi per le torture inflitte agli accusati di stregoneria, soprattutto donne, da parte degli inquisitori. Queste stampe riportano gli scritti del “Malleus Maleficarum”, pubblicato nel 1487 dai frati domenicani Jacob Sprenger e Heinrich Institor Kramer, che dettava le linee guida per estirpare la stregoneria, i culti pagani e le eresie, diffondendosi dalla Germania in tutta Europa.
Una delle streghe sarde più famose fu Julia Carta, imprigionata e torturata nel carcere inquisitoriale di Sassari tra il 1596 e il 1606, condannata come strega ed eretica. Nel museo è stato fedelmente ricreato il suo “antro”, dove è possibile esplorare pozioni, sortilegi e metodi di cura per varie malattie, malocchi e malefici conosciuti in Sardegna come “mazzinas” o “fattugios”.
Una parete del museo ospita una collezione particolare di amuleti, in grado di proteggere chi li indossa dalle influenze negative, dalle sventure di vario genere, inclusi gli attacchi con armi da taglio, e persino per favorire eventi fortunati o agevolare la montata lattea nelle puerpere.
In una sala al primo piano, è possibile ammirare una riproduzione del carro dei morti e della figura de sa Filonzana. Racconti associati a questo carro della morte sono diffusi in tutta l’isola, descrivendolo come guidato personalmente dalla Morte o dal Demonio, utilizzato per trasportare le anime dei defunti. D’altra parte, sa Filonzana, con la sua maschera tipica del carnevale sardo, rappresenta la figura delle Parche romane, custodi del destino umano.
Il museo è arricchito da una mostra permanente dedicata ai personaggi fantastici della cultura popolare sarda, curata da Roberto Serri e descritta dalla studiosa Dolores Turchi. Alla creazione del museo hanno contribuito eminenti studiosi come Raimondo Zucca, Annarita Agus e Tomasino Pinna. Dal mese di ottobre 2015, all’interno del Museo delle Streghe, è stata allestita una mostra permanente di maschere tradizionali sarde.